ROBERTO CHIOCCHETTI AL ROMAGNA
Roberto Chiocchetti, da inizio 2021, fa parte dello staff tecnico della Pallamano Romagna, in qualità di preparatore dei portieri della prima squadra e delle under 19.
Classe 1964, Chiocchetti vanta una lunga carriera tra i pali nei principali campionati italiani e nelle selezioni Nazionali, fino a vivere esperienze in maglia Azzurra senior.
Altrettante soddisfazioni a livello di preparatore tecnico dei portieri in molteplici realtà italiane. Approda al Romagna, con la sua consueta carica emozionale e l’esperienza adeguata ad aumentare il livello tecnico dei portieri arancioblu.
Roberto Chiocchetti, la tua carriera e la tua fama ti precedono. Dai primi passi di Rovereto alla Nazionale, passando da Bologna e Rubiera. Quali sono stati i passi fondamentali della tua esperienza sia da giocatore che da coach?
“La mia carriera cominciò nelle giovanili dell’Handball Club Volani (Rovereto). Da ragazzino ho avuto dei grandi modelli in porta: nel Rovereto, infatti, giocavano Manzoni e Normanni, grandi atleti e persone speciali. Da ragazzo facevo allenamento anche con la prima squadra, dove giocavano atleti di spicco come, ad esempio, Angeli e Todeschi tra gli italiani, Balic (il papà di Ivano Balic, per anni miglior giocatore del mondo), Batinovic, Miklos Kovacs tra gli stranieri e tanti altri.
Il magiaro Miklos Kovacs, purtroppo scomparso prematuramente, è stato il mio primo allenatore specifico, pur non essendo lui portiere. Mi prendeva due sere alla settimana, solo io e lui e mi massacrava di esercizi: in un solo anno mi ha fatto crescere enormemente (avevo 18 anni). Sono stato portiere nella nazionale allievi, Junior e nella nazionale maggiore (40 presenze). Ho giocato inizialmente a Rovereto, poi, per motivi di studio, a Bologna. Gli ultimi anni di attività li trascorro in “autostrada”, passando da Rovigo (unico anno in A2) e Rubiera (3 stagioni, il primo anno insieme al caro amico Mirco Barberini) per poi approdare ancora a Bologna, dove finisco la carriera da giocatore e inizio quella di allenatore dei portieri. Ho giocato due Mondiali juniores, un Mondiale universitario e un Mondiale con la nazionale maggiore.
Tra i migliori momenti da atleta ricordo il primo turno della coppa europea IHC: Rovereto gioca il ritorno contro Parigi Gagny. A Parigi avevamo perso 27-22 (non avevo giocato, perché ero il terzo portiere), perciò dovevamo vincere di 5 e subire meno reti. Ancora 18 enne, vengo mandato in campo sul punteggio sfavorevole di 1-6. Tutto il lavoro di Kovacs viene messo in pratica, perché mi sento invincibile e paro tutto e vinciamo all’ultimo secondo 21-16. Ho subito solo 10 goal in 50 minuti, in un palazzetto gremito in ogni ordine di posto. Rovereto passa per la prima volta un turno di coppa. Ricordo con affetto anche l’ultima partita in nazionale maggiore nei Mondiali in casa: Italia Francia, 23-23, con 4 contropiedi parati solo nel secondo tempo. Da quel giorno la Francia ha vinto tutto, l’Italia, purtroppo, non è andata di pari passo”.
Cosa ti ha spinto ad accettare la proposta tecnica del Romagna?
“Amo questo sport! Quando ho incontrato la Società, mi sono subito reso conto della serietà e qualità del progetto, della lungimiranza della società, dell’investimento sui giovani. Poche sono le società che curano così il settore giovanile”.
Quali sono i tuoi punti focali nella preparazione di un portiere?
“Il portiere è uno sport individuale incastonato in uno sport di squadra e richiede allenamenti specifici, spesso molto duri, perciò il portiere deve essere prima di tutto un atleta. Un atleta che deve condire tecnica e istinto con una certa dose di coraggio. Alleno esplosività, velocità, colpo d’occhio, destrezza, carattere e, soprattutto, concentrazione su ogni palla e contro ogni tipo di avversario”.
Quali ritieni essere le differenze nella tua impostazione quando lavori con portieri alle prime armi rispetto a quando ti trovi a tu per tu con atleti già esperti?
“Cerco sempre di alternare la fatica con il divertimento. Questo mix va benissimo con gli atleti di tutte le fasce di età. Non considero i più giovani come atleti da maneggiare “con cura”, anzi; spingo molto sui giovani, per vedere il loro potenziale e i loro limiti. Quando possibile, alleno i più giovani insieme ai più esperti. Si impara soprattutto con l’esempio e un ragazzino può imparare molto da un atleta più grande che si allena con lui (e viceversa). Ho allenato portieri molto forti, da Pettinari a Krasavac; ho allenato anche Matosevich (oro olimpico con la Croazia). La mia impostazione è sempre la stessa: lavoriamo insieme per tirare fuori il massimo, per vincere e per parare bene. La differenza la fa l’umiltà, l’intelligenza e la voglia di lavorare, il non sedersi sugli allori, come ad esempio un oro olimpico.
Come ti pare l’ambiente Romagna?
“Sono qui da quasi 4 mesi e posso dire che non sono state tradite le mie aspettative, anzi. Vedo tanto entusiasmo, energia, organizzazione e voglia di crescere. Da parte di tutti, atleti, allenatori e dirigenti. C’è sicuramente tanto lavoro da fare, ma nessuno si tira indietro. Perciò, avanti tutta!
Per coach Fabrizio Folli Roberto Ciocchetti è senz’ombra di dubbio un valore aggiunto perchè “ha avuto un impatto sui ragazzi molto buono. Sapevamo che era importante avere un punto di riferimento come lui. E’ una figura molto positiva perchè stimola i ragazzi e li allena forte, avendo, tra l’altro, un curriculum da giocatore che fa invidia a chiunque.
Sulle prestazioni dei portieri il suo lavoro si sta già vedendo perchè sono evidenti i miglioramenti, anche se è al Romagna da poco. Ma direi che i frutti della sua opera arriveranno soprattutto nei mesi e negli anni a venire, visto che sta preparando anche i portieri di under 19 e under 17.
Per un ragazzo che gioca in porta, avere un preparatore specifico per lui, che capisce direttamente le sue esigenze e i suoi punti di vista, è senza dubbio fondamentale in fase di crescita”.